La Bora a Trieste nel 2012, e chi se la dimentica? sono passati 10 anni da quel febbraio che tutti ricordano per la velocità record del vento e per l’eccezionale durata della sua presenza. Dodici giorni consecutivi di refoli con una media di 100 km/h e più, fino a massime di 170 km/h, che hanno spazzato la città e il Carso scompigliando tutto. Hanno sfidato persino la capacità dei triestini di convivere con questa compagna, per una volta insolitamente “fuori misura”.
Cosa accadde in quei lunghi freddissimi giorni? cosa ricordare dei tanti episodi tragicomici, energetici, violenti, impetuosi, sorprendenti… e parecchio spettinati?
A cercare online le memorie di quel periodo si trovano tante testimonianze: articoli, video, foto, la conta dei danni, i dati meteo raccolti. Per non dimenticare… e per resistere alla tentazione di lamentarsi quando soffia e fa freddo oggi, ripercorriamo insieme la cronaca di quel febbraio 2012!
La Bora in prima pagina
Il quotidiano locale dedica sempre spazio alla Bora nelle pagine di cronaca quando la sua esuberanza supera una certa soglia. Ma a febbraio 2012 il vento si è guadagnato copertine e foto in prima pagina ogni giorno, come fosse un grande ospite in visita alla città, o il protagonista di gossip di cui tutti parlano.
Negli archivi de Il Piccolo online ci sono ancora gli speciali con la cronaca delle giornate, ora per ora, con gli aggiornamenti su velocità raggiunta, chiusura delle strade per interventi su edifici o alberi pericolanti, piccoli e grandi incidenti, disagi al traffico, ma anche le voci – e le speranze – degli alunni sulle chiusure delle scuole, i provvedimenti di emergenza, la conta di danni e feriti.
“Emergenza maltempo a Trieste“: così si apre il resoconto del 5 febbraio, giorno che purtroppo registra anche una vittima:

Una settimana dopo… “Bora record, Trieste in ginocchio” è il titolo del 12 febbraio: freddo e vento non hanno dato tregua, segnando 168 km/h di velocità massima e una temperatura di -5° C in città (sul Carso -9°C!).

Se sul sito si possono leggere le cronache digitali… per tenere in mano Il Piccolo in carta e inchiostro devi andare al Museo della Bora: lo sapevi che conserva tutte le pagine con gli articoli dedicati alle raffiche? proprio come fossero una star: il museo non può che essere il suo più grande fan!
Le cronache nazionali
Un evento così eccezionale non è sfuggito nemmeno alle testate nazionali: su quotidiani e telegiornali non sono mancati infatti articoli e reportage sui record di quei giorni. Come La Stampa, che ha raccontato la vita complicata nella Trieste ghiacciata, i pericoli di camminare per strada e lo spirito dei triestini.

La Bora da vedere (a casa, al caldo!)
Le notizie scritte prendono vita grazie ai video girati da chi ha il coraggio di esporsi alla violenza della Bora nei punti più battuti. Come Sergio Sergas, che cura il suo canale youtube con preziose testimonianze di momenti che i più possono solo immaginare – ed evitano! – rimanendo a casa, al caldo e al riparo.
È grazie a persone come lui se oggi possiamo rivivere quelle giornate, ricordando i moli e le rive che parevano “glassati” dall’acqua di mare gelata e modellata dal vento, i colori del Golfo e del cielo, i rumori incessanti:
I dati meteo
Tra fatti di cronaca, aneddoti e conta dei danni, altre informazioni importanti danno la dimensione della forza di quei giorni: i dati meteo. Arpa FVG – Osmer conserva la registrazione di tutti i parametri: velocità media e massima delle raffiche, temperature, umidità, direzione del vento…
Ecco cosa si scopre interrogando la banca dati di febbraio 2012 e si è curiosi di sapere cosa aveva rilevato la strumentazione della stazione sul Molo Fratelli Bandiera (clicca sulla tabella per vedere i dati completi):

Outfit improbabili
Con diversi gradi sotto lo zero, il vento gelido e una temperatura percepita di -15°C, stile ed eleganza vengono messi da parte. La sola cosa che conta è stare caldi, e pazienza se l’outfit non è da red carpet. Anche perché allora “il carpet” era bianco, ghiacciato e infido! Eccomi nella mia tenuta da Bora e freddo record: anch’io non avevo resistito all’esperienza della camminata sul Molo che pareva ricoperto di granita. La Bora era ormai molto diminuita, ma i suoi effetti dopo quasi due settimane di scorribande erano rimasti per un po’.
Indossavo moffole di lana con interno in pile e un paio di sottoguanti tecnici in seta. Ricordo di aver scoperto solo una parte della mano lasciando le dita coperte dai sottoguanti: non avevo resistito che il tempo di fare qualche foto; faceva così freddo che dopo pochi minuti mi sembrava di avere la punta delle dita trafitte da migliaia di spilli.
La situazione sul Molo era più o meno questa:
C’eri anche tu? Avresti voluto esserci? qual è il pù improbaible outfit che ti tiene al caldo e ti protegge dai refoli?
La Bora da condividere
E le condivisioni sui social? principalmente tweet e… non molto altro. Era forse la prima volta che la Bora diventava un fenomeno “social”: dieci anni fa Facebook non aveva la diffusione e l’utilizzo quotidiano di oggi. Instagram esisteva da meno di due anni ed era una piattaforma per pochissimi – in Italia credo fosse ancora semisconosciuta. Pochi di noi avevano in tasca un costoso smartphone con cui scattare foto.
Eppure… grazie ai social di allora il nostro vento è uscito dalla dimensione locale, raggiungendo prima i triestini sparsi per il mondo e la loro nostalgia, poi la curiosità – e lo stupore – di chi la Bora non l’aveva mai conosciuta, se non in qualche racconto. Nel 2012 le foto e i commenti, la piccola cronaca condivisa in tempo reale la portava lontano, facendo parlare di sé come mai prima.
È stato allora che è nata la prima idea di creare, un giorno, un itinerario nel cuore di Trieste per spiegare e raccontare il vento a chi non lo ha mai provato.
Dieci anni dopo… il trekking urbano sulle tracce della Bora non solo è realtà, ma è un’esperienza apprezzata e consigliata dai tanti curiosi che si sono affidati alla Guida della Bora per conoscere la città e la sua anima ventosa.
Proprio vero che non si sa mai cosa può portare una raffica!
In giro per Trieste, a caccia di indizi e tracce lasciate dalla Bora
E se ti dicessi che si possono scorgere segni del passaggio del vento anche quando i refoli non soffiano?
…per scoprire tante altre curiosità sulla Bora di Trieste… non ti resta che prenotare la tua passeggiata alla scoperta di questo fenomeno naturale unico!